Era troppo bella, nessuno avrebbe mai potuto amarla. Avesse avuto un difetto, qualcosa che la rendesse più comune, allora forse l’avrebbero guardata, l’avrebbero capita. Ma era troppo bella e ogni uomo ne mangiò un pezzo.
– Pelle, teatro 27, ore 13.00
Prologo
Il primo modello proiettava le immagini sulla retina. Erano poco più che un giocattolo, occhiali buffi per discutere dell’opportunità di essere sempre connessi a internet.
Un ragazzino israeliano pubblicò un’applicazione che sostituiva la testa di chi avevi davanti con quella di pupazzi parlanti. Bisognava fare i salti mortali per sovrapporre i volti reali con l’unico riquadro proiettato in alto a destra, ma cento milioni di download convinsero un’azienda di cosmetici, la Prologo, ad ampliare il campo delle proprie attività inglobando il ragazzo e la sua applicazione.
Sei anni più tardi venne annunciata la commercializzazione di lenti a contatto digitali. Spesse e molto rigide, potevano essere indossate per un massimo di due ore consecutive. Per la prima volta fu possibile sovrapporre le immagini a qualsiasi punto del campo visivo.
Prima ancora di essere distribuite le lenti furono perfezionate. Divennero più confortevoli e la risoluzione dell’immagine superò quella della retina umana.
La Prologo pubblicò un aggiornamento a pagamento per l’applicazione-giocattolo. Al posto dei pupazzi si potevano usare volti realistici quasi perfettamente sovrapposti con un’accurata proiezione prospettica. “Trasforma tua sorella nella tua attrice preferita o, perché no, il tuo cane in un piccolo leone.” Alcuni personaggi famosi firmarono per vendere la propria immagine. Furono persino ricostruiti i volti di Justin Bieber all’età di dieci, dodici, quindici e diciassette anni. Era ancora necessario rimuovere le lenti ogni tre ore e immergerle in un liquido trasparente per ricaricarle.
Durante un evento seguito da un miliardo e mezzo di persone, un’azienda sudcoreana presentò un modello di lenti in grado di ricaricarsi grazie allo sfregamento con le palpebre. L’autonomia arrivò a dodici ore; quindici, con l’utilizzo di appositi colliri.
L’applicazione della Prologo si arricchì di algoritmi sofisticati in grado di sostituire alla vista ogni elemento dell’ambiente, ricordando le associazioni per fornire un’esperienza coerente nel tempo. Diventò possibile cancellare i difetti nel viso degli amici, aumentare il volume di un seno, cambiare il colore delle pareti o appendersi in camera la Gioconda. Uno shop online permetteva a chiunque di vendere nuovi oggetti o modifiche agli oggetti esistenti. Sfruttando una falla del sistema prese vita un mercato sotterraneo per la riproduzione di ex fidanzate e familiari deceduti. Nacquero quelli che vennero definiti “gli artisti della carne”. La falla fu bloccata un mese dopo la sua scoperta, i controlli sul software divennero molto più severi.
Proprio mentre i media annunciavano la nascita di una nuova era per il mercato della pornografia, fu vietata la pubblicazione di persone finte da inserire in spazi vuoti. La Prologo si rifiutò di commentare la decisione ma dichiarò che sarebbe stata reintrodotta in un kit dedicato alle case cinematografiche impegnate nella produzione di film immersivi.
Circa quindici anni dopo la commercializzazione del primo modello, ad alcune donne incinte fu proposta una sperimentazione: nuove lenti costituite per il 97% di materiale biologico sarebbero state installate sulla cornea dei loro figli alla nascita. Un software dedicato avrebbe raddoppiato la velocità di apprendimento dei piccoli inserendo nell’ambiente stimoli visivi controllati per ogni livello di crescita. Inoltre il dispositivo avrebbe simulato la presenza della madre anche quando questa non poteva o non voleva essere fisicamente presente. Il loro livello di ansia da abbandono sarebbe stato ridotto e avrebbero sviluppato una sicurezza di sé molto più solida. Sarebbero diventati adulti più felici.
Solo poche decine di mamme accettarono. All’età di sei anni i bambini furono sottoposti ad alcuni test. Il loro quoziente intellettivo si rivelò di nove punti superiore alla media.
La ricerca si intensificò grazie ai finanziamenti di governi e società private. Fu prodotta una nuova versione di lenti per infanti in grado di produrre una sostanza odorosa che scendeva nel condotto nasale in presenza della mamma reale. Dopo qualche settimana la sostanza veniva rilasciata anche in presenza della sola immagine proiettata.
Nel giro di sette anni il 67% delle mamme chiese l’installazione delle lenti permanenti sui propri figli.
Pochi anni dopo, analizzando le ripercussioni positive sull’economia, diversi paesi iniziarono a farsi carico dei costi relativi all’intervento di installazione.
Solo un bambino su ottanta venne lasciato senza lenti. Quelli che ne erano sprovvisti richiesero l’installazione appena raggiunta la maggiore età, a quattordici anni.
Le immagini prodotte dal software divennero indistinguibili da quelle reali. Persino il tatto fu ingannato, riposizionando per esempio l’immagine della mano mentre seguiva la curva di un naso.
La Prologo, che dovette accettare di diventare in parte un’azienda pubblica, fissò alcune regole:
1) Potevi impostare alcune preferenze generiche, tipo il colore della pelle, ma la scelta finale dei dettagli e su chi implementarli veniva lasciata al software.
2) Non era possibile cambiare la propria immagine. Questa veniva scelta dalla madre durante la gravidanza e gli psicologi consigliavano di mantenerla per tutta la vita.
3) Ogni persona appariva diversa per ogni osservatore, ma il software avrebbe applicato a ogni incontro cambiamenti impercettibili per far convergere nel tempo tutte le versioni di una persona in un’unica immagine intermedia.
Di fatto i brutti smisero di esistere, o almeno smisero di essere riconosciuti. Essi stessi ignoravano di esserlo. I modelli di bellezza principali, scaturiti nel tempo dall’incrocio delle preferenze più popolari, divennero sette. L’immagine di ognuno apparteneva a uno di questi sette modelli, con differenze generate casualmente per preservare la riconoscibilità.
L’attenzione iniziò a spostarsi sugli aspetti interiori. I media parlarono di rinascita culturale. Molti, soprattutto maschi, impostavano periodicamente nelle preferenze tratti fisici che detestavano pur di generare un maggior numero di variazioni nell’aspetto delle nuove persone incontrate. Venne introdotto un coefficiente di difetti che sembrò aumentare l’appetito sessuale.
Una serie di aggiornamenti e di personalizzazioni ripristinarono a poco a poco le differenze estetiche naturali. Rispetto all’era pre-lenti, però, a nessuno era ormai associata la propria immagine reale.
In Germania entrò in parlamento un partito contrario alle lenti permanenti. Sotto la sua spinta venne avviata una sperimentazione su cinquanta adolescenti che ne fecero richiesta. L’immagine proiettata di se stessi, e solo quella, venne disattivata. Li filmarono mentre si guardavano per la prima volta allo specchio.
Nel giro di cinque giorni, tre dei cinquanta ragazzi tentarono il suicidio.
La discussione sulla pericolosità delle lenti inondò ogni canale mediatico e per la prima volta uscì dai piccoli gruppi culturali nei quali non si era mai spenta. Le posizioni tuttavia si rivelarono sempre troppo nette perché si potesse giungere a una visione comune.
In diciotto paesi europei fu indetto un referendum per vietare l’installazione delle lenti sui nuovi nati. Vinse dappertutto il sì. Ottantadue nazioni organizzarono un vertice comune per analizzare il problema. Decisero che ci sarebbero state consultazioni a livello globale.
Il 22 luglio dello stesso anno, con un comando impartito alle 13.30, le lenti di tutto il mondo vennero disattivate.
Alle 13.31 Greta smise di fissare lo specchio, tolse lo spazzolino dalla bocca e disse: “Merda.” Subito dopo ricordò di essere su un palco e si voltò verso la platea.