Quando avevo sette anni venni molestato dall’uomo che vendeva i gelati. Lo ricordo come se fosse oggi: chiesi un gelato al pistacchio con un biscotto triangolare e gli dissi che avrei pagato il doppio se avesse aggiunto della granella di nocciole. Lui rispose okay, mi servì il cono e ripartì col suo carrettino. Due minuti dopo mi accorsi che la granella era di mandorle e che il biscotto aveva la punta spezzata. Imprecai per almeno dieci minuti, chiesi a Dio per quale motivo non aveva protetto l’ordinazione del mio gelato. Me la presi con lui, come facevo sempre.
A dodici anni sentii mio zio dire “la religione è l’oppio dei popoli” e l’immagine del vecchietto con la barba soffice lasciò subito il posto a quella di un narcotrafficante basso e muscoloso, con i bicipiti tatuati e un anello al naso, che inseguiva nella foresta con un machete alcuni discepoli che avevano dimenticato di innaffiare il raccolto di bibbie.
Vent’anni dopo ne è passata di acqua sotto i ponti, e dal mio letto di cartone l’ho guardata quasi tutta. Ho avuto molto tempo per pensare. Agli avvocati del Diavolo, per esempio, sempre lucidi ed efficienti, e a quelli di Dio, che dopo il medioevo brillano di gioia se riescono a compilare una richiesta di sfratto. Tutto questo mi ha portato a una conclusione: se Dio esiste, qualcuno qui sulla terra sta abusando della sua immagine cullandosi sulla certezza che non verrà smentito.
Così durante la primavera ho messo insieme i miei appunti e ho deciso di scrivere un libro che spieghi a Dio cosa sta succedendo qui da noi in suo nome, nel caso un giorno, tra una partita di briscola e l’altra, gli venisse voglia di informarsi. Piuttosto che vedere i capi delle religioni balbettare “no, no, c’è stato un fraintendimento…”, “io infatti nemmeno ci credevo…”, preferirei che un bambino di sette anni, molestato il giorno prima dal suo gelataio, gli si avvicinasse con una copia del mio libro e dicesse: “Ciao Dio, ecco un riassunto ragionato di quello che dicono di te. È la versione a fumetti per bambini, spero non ti dispiaccia. E a proposito: lo so che non c’entri niente con la granella di nocciole.”