Ido uscì dalla vagina di sua madre senza piangere. Scivolò nell’aria fredda e fu posato in un contenitore di plastica. L’ostetrica gli pizzicò il naso perché voleva che respirasse. Ido capì cosa significava respirare e decise di farlo.
Diciotto anni dopo uno psicologo scrisse su un foglio: “Perché?”
Ido tirò il foglio a sé e scrisse: “Perché non posso sentirmi piangere.”
Lo psicologo scrisse: “Non puoi sentire i suoni, ma puoi sentire le emozioni.”
Ido guardò la mano che teneva la penna. Lo psicologo non capì.
Ido scrisse: “Posso andare?”
Lo psicologo scrisse: “Sei maggiorenne. Ti daremo una casa.”
Ido scrisse: “Potrò sceglierla?”
Lo psicologo scrisse: “Forse sì.”
Ido scelse una casa al piano terra che confinava con tre appartamenti. Fece portare via tutti i mobili tranne il letto e una sedia. Quando restò solo chiuse gli occhi, si avvicinò al muro e posò il palmo della mano sull’intonaco. Sentì una ragazza che ripeteva a bassa voce i passaggi di una ricetta.
Si spostò in cucina e posò la mano sulle piastrelle. Una donna anziana respirava davanti al televisore acceso.
Dietro il muro del bagno sentì un ragazzo che cambiava le lenzuola.
Sei mesi dopo, alle tre di notte, Carolina uscì di casa col pigiama e disse tra sé “adesso basta”. Suonò con insistenza un campanello ma la porta rimase chiusa.
Un ragazzo che passeggiava con la mani in tasca la vide seduta per terra e si avvicinò. “Tutto bene?” chiese.
“Il mio vicino” disse Carolina. “Ha acceso lo stereo a tutto volume, non riesco a dormire. Non sapevo nemmeno che ci abitasse qualcuno qui dentro. Mi viene da piangere, cazzo.”
“Il tuo vicino?” disse il ragazzo. Indicò un’altra porta a pochi metri di distanza. “Io sono Matteo, abito qui accanto.”
Carolina sorrise: “Non ti ho mai visto prima.”
“Nemmeno io” disse Matteo. “Ti va un tè caldo mentre aspetti?”
“Non voglio disturbarti.”
“Non mi disturbi” disse Matteo. “Nemmeno io riesco a dormire.”
“D’accordo allora.” Si alzò in piedi. “Io sono Carolina.”
Lo psicologo fissò Ido a lungo, poi scrisse: “Perché?”
Lui scrisse: “Li sento piangere.”
Lo psicologo scrisse: “Forse puoi sentire i suoni, ma non puoi sentire le emozioni.”
Ido si ricordò che poteva respirare, decise di farlo. Guardò la mano che teneva la penna, tirò il foglio a sé e scrisse: “Posso andare?”